AMPLIAMENTO HOSPICE ADVAR, TREVISO

Quando siamo stati interpellati per sviluppare il progetto di ampliamento della casa dei Gelsi a Treviso abbiamo subito capito la duplice sfida che ci veniva lanciata: il progetto si doveva confrontare primariamente con le esigenze e le aspettative dell’ADVAR (della Fondazione Amici dell’Advar) e non meno con esistente che in “soli” 7 anni ha saputo accogliere ed accompagnare i protagonisti delle suddette esigenze: ospiti, famiglie, volontari.
La casa dei Gelsi attualmente è considerata non solo dalla cittadinanza Trevigiana un’eccellenza ma da tutte le associazioni italiane e europee che svolgono attività di assistenza Hospice.
Il principale segno distintivo architettonico dell’edificio attuale, che lo rende un’eccellenza è la massima attenzione ai luoghi dello stare: percorsi interni ed esterni che si trasformano in verande e sale, corridoio con ampie vetrate che si affacciano sul meraviglioso e curatissimo giardino.
L’ampliamento progettato risulta quindi perfettamente collegato ed interconnesso all’esistente e si sviluppa anch’esso su due piani fuori terra ed un interrato adibito ad autorimessa.
Da un punto di vista volumetrico la struttura è caratterizzata da tre volumi/parti cosi identificabili:
– “la manica”, sede delle principali funzioni. Continuazione ideale dell’edificio esistente con una maglia strutturale regolare che permette flessibilità compositiva interna.
– “l’elemento portico/ballatoio”. Questo riprende il dialogo con l’edificio esistente riproponendo il portico, ma ne caratterizza l’ampliamento con l’utilizzo di materiali diversi: acciaio e vetro, non più mattone faccia a vista.
– “la palestra”. Se la rotazione dell’edificio principale rispetto all’esistente permette un accoglienza più ampia, il volume della palestra riporta un ordine geometrico nel retro dell’edificio, lasciando intatta la privacy delle stanze dell’Hospice.
Il progetto di ampliamento utilizza quindi lo stesso linguaggio, ma con parole diverse: i materiali.
L’organicità dell’ambiente è stata mantenuta, ma la declinazione estetica dei materiali (acciaio e vetro) è la naturale conseguenza dei 10 anni che separano i due progetti.
Sono i percorsi degli ospiti che generano le forme e gli spazi. I flussi generano i “luoghi dello stare” ed individuano una sequenza di spazi via via sempre più privati. Al piano terra la grande hall/reception ha la funzione di connessione tra la struttura preesistente, la ampia sala-palestra per le attività diversionali e attività fisioterapiche. Attraverso un grande e spazioso corridoio si accede alla zona ambulatori, studi e attività di ascolto e supporto  psicologico. Dalla hall si accede, attraverso un ampia scala, al piano primo, dove si trova lo spazio riunione dello staff medico e della presidenza, gli spogliatoi ed i servizi per gli infermieri di piano. Un ampio corridoio vetrato accompagna l’ospite verso la zona delle nuove 6 camere, progettate ad immagine delle già 12 operative. Questa zona, la più “privata” per conformazione e necessità di utilizzo, avrà al suo servizio “luoghi dello stare” sia interni ed esterni: un ampia veranda vetrata, un ballatoio coperto ed un zona giorno a servizio di tisaneria.
Il gruppo di progettazione ha cosi accolto la sfida iniziale, sviluppando un progetto il cui obbiettivo è di integrarsi perfettamente con l’esistente differenziandosi non nella sostanza ma nell’uso di materiali e tecnologie contemporanee: materiali ecocompatibili e prefabbricati a basso costo di smaltimento ed uso di energie alternative, nonché fonti rinnovabili.

Progetto architettonico:
Studio Fregonese – Arch. Giovanni Fregonese
BBF Design – Luciano Bertoncini, Arch. Silvia Bertoncini
Openlab Architettura – Arch. Alessandra Mancini
Strutture:
Studio Toso Riccio Srl – Ing. Filippo Riccio e Ing. Marco Toso
Impianti:
Tservice Srl – Ing. Marco Zanchetta e Ing. Omar Tabban